Vescovi e Ruanda

Richiesta la pena di morte
per il vescovo Misago

10 maggio 2000
Articolo messo in Rete alle 22:31 ora italiana (20:31 GMT)

Rwanda

 

Continuano i processi contri i responsabili del massacro che nel '94 in Rwanda costò la vita a 800.00 persone

 

RUANDA (CNN) -- Pena di morte per il vescovo cattolico Augustin Misago. E' questa la richiesta avanzata dagli avvocati dell'accusa nel processo contro Misago, accusato di complicità nel genocidio in cui nel 1994 vennero uccise ottocentomila cittadini rwandesi.

Il processo contro Misago – che getta un'ombra ulteriore sulla posizione della Chiesa di Roma nei confronti del massacro ruandese - è cominciato il 20 agosto del 1999 e da allora è stato rimandato più volte a causa delle precarie condizioni di salute dell'imputato, che si è sempre fermamente dichiarato innocente.

"Abbiamo presentato tutti gli argomenti – ha detto il pubblico ministero Eduard Kayihura – che confermano il ruolo di Misago nella pianificazione, complicità e perpetrazione del genocidio….Alla luce della sua complicità in questi omicidi…Misago merita la pena di morte".

Gli avvocati della difesa presenteranno la propria versione giovedì, in attesa del verdetto, che arriverà tra non meno di una decina di giorni.

Misago, di etnia hutu, all'epoca dei massacri contro i tutsi e gli hutu moderati rappresentava una delle più autorevoli autorità ecclesiastiche nel Paese. Il vescovo ha ricevuto un telegramma di solidarietà da parte di papa Giovanni Paolo II. "Nell'apprendere la penosa notizia – ha scritto il Papa – dei tredici mesi di detenzione e della richiesta della pena di morte avanzata contro di te, sento il dovere di rinnovarti ancora una volta, amato prete della cara diocesi di Ginkoro, tutta la mia solidarietà e quella di tutta la Chiesa".

La chiesa cattolica è stata aspramente criticata dai sopravvissuti della strage in Rwanda e dalle associazioni umanitarie per il suo silenzio durante e negli anni seguenti al genocidio.

Misago, 56 anni, è accusato di aver partecipato a riunioni di alto livello in cui venivano organizzati i massacri, e di aver spedito personalmente dozzine di bambini in età scolastica verso la morte, mettendoli nelle mani di bande dei miliziani estremisti hutu. Secondo la tesi dell'accusa, durante i meeting Misago si sarebbe incontrato con i membri dell'ex governo hutu, con i quali avrebbe programmato lo sterminio dei tutsi a Gikongoro.

Il vescovo si difende sostenendo che la propria partecipazione alle riunioni era finalizzata a convincere le autorità a fermare i massacri, dice di essere un capro espiatorio e vittima della campagna contro la chiesa cattolica, incitata da alti membri del governo.

Con il contributo di Reuters

 

La Chiesa Cattolica è citata per 66 Milioni di $ per genocidio

(tratto da allafrica.com)

25 Maggio, 2000
Pubblicato sul web il 25 Maggio 2000

Joseph Byarugaba Mirimo Corrispondente Speciale
Kigali

In uno dei principali processi per genocidio tenuti finora in Ruanda, l'accusa ha chiesto alla corte di multare il Vescovo Augustin Misago, sospettato di essere uno dei principali promotori del genocidio del 1994, di una somma di 66 milioni di $, assieme a una sentenza di morte a motivo del suo ruolo nel genocidio che nel 1994 causo' la morte di circa 1 milione di Ruandesi.

Il rappresentante delle parti civili, Sig. Rwangampuhwe Francois, nell'arringa finale diretta alla Corte di primo grado in Kigali la scorsa settimana, ha spiegato che sebbene sia difficile calcolare il valore monetario del danno causato ai suoi clienti, la corte dovrebbe definire una punizione adeguata per mostrare che giustizia è stata fatta.

Tuttavia il Sig. Opogno, capo del collegio di difesa del Vescovo Misago, ha ragionato che il vescovo era innocente ed era invece stato vittimizzato per motivi politici perchè è un Hutu. Ha chiesto alla corte di prosciogliere il vescovo.

L'accusa ha inoltre chiesto alla corte che ognuno dei suoi oltre 500 clienti ricevessero un compenso di oltre 50 milioni (131.000 $) per un totale di 66 milioni di $, tutti a danno del Vescovo Misago, e delle diocesi di Kigali e Gikongoro e del governo del Ruanda.

Prima del suo arresto, il Vescovo Misago era responsabile della diocesi di Gikongoro, pochi chilometri al di fuori di Kigali.

In ogni caso il Vescovo, arrestato il 19 Aprile dell'anno scorso, a motivo del suo sospettato ruolo nel genocidio mentre era in carica della diocesi di Gikongoro, ha negato ogni accusa.

"Non ho nulla a che fare con il genocidio. E' un'operazione organizzata da alcune persone per sbarazzarsi di me," ha affermato il Vescovo..

Quanto alla richiesta di compensare la parte lesa, ha affermato, "Dovreste ricordare che anch'io ho perso i miei preti e che dopo il termine della guerra la Caritas della diocesi di Gikongoroha assistito i rifugiati, e la diocesi ha stanziato $131,579 per la ristrutturazione delle scuole e la costruzione di case per i sopravvissuti al genocidio."

Egli tuttavia ha richiesto alla corte di convocare il sindaco Nizeyimana, ex-comandante dell'esercito dell'area di Gikongoro durante il governo del Presidente Juvenile Habyarimana, il suo sostituto Captano Sebuhura e Ikibasumba, ex-Prefetto, e costringerli a ricompensare le vittime del genocidio. Afferma che essi stavano agendo in rappresentanza del governo che aveva programmato il genocidio.

Il Vescovo Misago, 57 anni, è il primo sacerdote Cattolico di alto rango ad essere convocato in corte per il suo sospetto ruolo nel genocidio. Un grande numero di preti Cattolici sono stati accusati di aver organizzato e attivamente partecipato al genocidio del 1994, mentre il Fronte Patriottico Ruandese stava combattendo contro il governo dell'ex-presidente Habyarimana.

Altri processi stanno continuando in Arusha, Tanzania.

 

I Ruandesi Discutono Verdetto di 'Assoluzione' del Vescovo Misago

16 Giugno 2000
Pubblicato sul web il 16 Giugno 2000

Ferdinand Bigumandondera, Corrispondente PANA
Kigali, Rwanda (PANA)

Alcune classi della società ruandese hanno denunciato l'assoluzione del Vescovo Cattolico Romano Augustin Misago dall'accusa di genocidio.

Maria-Immacolata Ingabire, attivista dei diritti umani, Venerdi' ha detto che il verdetto assolutorio a favore del Vescovo promosso dalla corte di Kigali alla fine di un processo durato nove mesi "ha ignorato l'evidenza presentata dalla pubblica accusa."

Misago, Vescovo della diocesi di Gikongoro nel Rwanda centrale, era accusato a motivo del suo supposto ruolo attivo nel genocisio del 1994 in Rwanda.

La corte lo ha assolto mercoledi' per mancanza di prove. Era stato tenuto in prigione per piu' di un anno a Kigali.

In seguito alla sentenza della corte Ingabire, che guida un gruppo di sopravvissuti al genocidio chiamato 'ricordo' ha affermato: "Ora il Ruanda sarà in una posizione sfavorevole per poter criticare il Tribunale Criminale Internazionale del Ruanda a motivo della sua lentezza e parzialità."

Il tribunale è situato in Arusha, nella Tanzania del nord.

Private Rutazibwa, direttore dell'Agenzia Stampa ruandese, ha affermato di essere sorpreso dal verdetto, considerata l'accuratezza di alcune accuse contro il prelato.

"L'appello presentato dagli avvocati dell'accusa non avrà effetto alcuno dal momento che c'è una volontà politica di archiviare il caso," ha aggiunto.

Indebolito dalla lunga detenzione e dall'alta pressione sanguigna ormai cronica, il vescovo Misago si stà riprendendo presso la sua residenza nell'arcivescovato di Kigali.

Il nunzio apostolico Vaticano in Ruanda, Salvador Bennachio, a dichiarato a PANA che Misago ha bisogno di cure e riposo.

Bennachio ha espresso la sua soddsfazione circa il verdetto della corte dicendo che "questo è un giorno di verità e giustizia in Ruanda ed un modo per unire e riconciliare il popolo del Ruanda."

Ha dichiarato che la sentenza della corte ha completato gli sforzi di papa Giovanni Paolo II che aveva richiesto il rilascio del Vescovo Misago's già dal giorno del suo arresto nell'Aprile 1999.

Ha anche negato ogni pressione Vaticana sul governo Ruandese per ottenere il rilascio del vescovo.

 

Verdetto di Genocidio: l'Assoluzione del Vescovo Divide i Ruandesi

6 Luglio 2000
Pubblicato sul web il 7 Luglio 2000

Levi Ochieng, Corrispondente Speciale
Kigali

Le opinioni diffuse tra gli attivisti dei diritti umanitari, i politici ed il clero in Ruanda sono ancora contrastanti riguardo la recente sentanza di assoluzione del vescovo Augustin Misago dai sette capi di accusa per genocidio e crimini contro il genere umano.

Nelle scorse settimane, da quando il vescovo Cattolico che era stato in carica della diocesi di Gikongoro nei pressi della capitale ruandese Kigali, è stato liberato, c'è stato un acceso dibattito tra vari gruppi umanitari, la chiesa e gli ufficiali governativi, con alcune critiche e altre lodi dirette al verdetto della corte.

Una fonte governativa ha affermato che l'accusa farà ricorso contro la decisione di Justice Rutaremra Sekarusa, mentre numerose associazioni di sopravvissuti al genocidio stanno organizzando movimenti di protesta contro il verdetto.

Durante l'arringa finale alla Corte di Primo Grado in Kigali in maggio, l'avvocato della parte lesa, Sig. Francois Rwangampuhwe, ha chiesto alla corte di multare il vescovo di 66 milioni di $ per essere stato uno dei promotori chiave del genocidio del 1994. Ha anche chiesto alla corte di condannare a morte il sacerdote.

L'accusa ha anche spiegato alla corte che c'erano 500 accusatori in questo processo e ad ognuno di essi dovrebbe essere pagata una ricompensa di 131.000 $. Il vescovo è stato arrestato in aprile del 1999 ed ha negato ogni addebito.

Un responsabile dell'associazione dei sopravvissuti al genocidio Ibuka dice che sta organizzando dimostrazioni contro la sentenza. Il presidente dell'associazione, Sig. Maitre Mutagwera Fredrick, ha affermato settimana scorsa che il rilascio del vescovo potrebbe essere motivato dalle pressioni diplomatiche effettuate dalla chiesa cattolica sui giudici. Ha affermato di avere prova dell'esistenza di lettere del Papa che secondo lui sono un segno dell'indebita influenza esercitata dal Vaticano sulla corte.

In ogni caso, padre Augustin Musada, segretario generale della Conferenza Episcopale Cattolica Ruandese, ha accusato la stessa accusa di fomentare l'insorgere di generiche accuse ai danni del vescovo Misago.

"Il sostegno che il vescovo Misago ha ricevuto dai colleghi vescovi e dal santo padre come vescovo dell'intera chiesa cattolica è stato genuino. Egli è uno di noi e dobbiamo mostrare solidarietà in questo momento di difficoltà in prigione e in corte, " ha affermato.

Alcuni politici di Kigali, che hanno chiesto di mantenere l'anonimato, hanno accusato il governo di non avere un'atteggiamento serio riguardo al coinvolgimento del vescovo nel genocidio.

Alcuni di loro hanno spiegato che il governo era coinvolto nel caso e potrebbe aver chiesto alla corte di essere permissiva a motivo del coinvolgimento del Papa.

Tuttavia il Ministro di Giustizia, Sig. Jean de Diou Mucyo, ha definito le spiegazioni politiche come prive di fondamento. Ha comunicato a The EastAfrican di essersi incontrato con i giuristi che hanno trattato il caso e di aver ricevuto l'assicurazione che la giuria era competente ed indipendente.

 

Ex-Vescovo di Dichiara Innocente, e si Lamenta dell'Arresto "Brutale"

2 Maggio 2001
Pubblicato sul web il 2 Maggio 2001

Arusha

L'ex vescovo ruandese Samuel Musabyimana si è dichiarato innocente mercoledi' dall'accusa di genocidio e crimini contro l'umanità davanti al tribunale Internazionale per i Crimini del Ruanda (ICTR), e si è lamentato di essere stato soggetto di "brutalità" durante il suo arresto la scorsa settimana in Kenya, come riporta l'agenzia stampa indipendente Hirondelle.

"Sono stato arrestato da individui che non vogliono essere identificati e che non hanno esibito il mandato di cattura né mi hanno indicato da chi erano mandati," ha detto Musabyimana, che è apparso davanti alla corte nella veste vescovile viola con una grande croce d'oro attorno al collo. "La mia residenza è stata violata, perquisita e sono stati sottratti i beni di famiglia, incluso le carte di identità dei visitatori. Il mio ufficio è stato derubato, tutto l'equipaggiamento, tutti i files sono stati portati via senza fare un inventario." L'arresto è stato condotto dalla polizia Keniana alla presenza di ufficiali dell'ICTR.

Il consigliere dell'accusato Bharat Chadha tanzaniano ha anch'egli protestato che le regole dell'ICTR sono state violate durante l'arresto. L'avvocato di Musabyimana in Kenya, Ojwang Agina, si è lamentato la settimana scorsa presso la Corte Superiore di Nairobi che l'arresto era illegale, affermando che le procedure sono state violate, che al suo cliente sono state mostrate le accuse solo una volta arrivato Arusha, ed che egli stesso è stato spintonato vietandogli l'accesso a Musabyimana. Agina afferma di essere disponibile a rappresentare l'accusato presso l'ICTR.

Il giudice William Sekule della Tanzania, solo in cattedra, ha detto all'accusato ed al suo avvocato sig. Chadha che la prima comparizione non era il luogo per sollevare il problema, e che esso poteva essere indirizzato in sede pre-processuale. Ha tuttavia informato l'avvocato che "prendiamo nota da lei e dall'accusato che ci sono lamentele riguardanti la modalità dell'arresto".

Musabyimana è accusato di genocisio ed in subordine di concorso in genocisio; ispirazione a commettere genocidio; sterminio come crimine contro l'umanità. Durante il genocidio del 1994 in Rwanda, era vescovo della diocesi di Shyogwe nel prefetto centrale di Gitarama. L'accusa afferma che egli ordino' ai rifugiati che arrivarono presso la sua diocesi di registrarsi secondo il proprio gruppo etnico, e che i soldati ed i militari usarono queste liste, ed egli ne era al corrente, per separare i rifugiati Tutsi e metterli a morte. L'accusa di Musabyimana afferma che egli tenne incontri con il Governo Ruandese ad interim in carica durante il genocidio, e che porto' a termine missioni all'estero per conto di quel governo. Afferma anche che egli pago' le milizie Interahamwe che stavano uccidendo i Tutsi.

Musabyimana ha detto alla corte che le accuse contro di lui erano molto serie, ma ha protestato che esse sono ingiuste. Ha dichiarato di voler affermare la sua innocenza di fronte alla comunità cristiana ed ai suoi colleghi della chiesa anglicana, incluso l'arcivescovo di Canterbury. "Li si dovrebbe rassicurare che non c'è sangue nelle mie mani," dice. "La mia coscienza è tranquilla."

L'accusato ha poi fatto riferimento al caso del vescovo cattolico Augustin Misago, accusato di genocidio, assolto da una corte ruandese ma che appare nell'ultima lista dei principali sospettati di genocidio di "categoria uno" di Kigali. A questo punto il giudice Sekule è intervenuto per dire a Musabyimana: "Non continuare con questi argomenti che non riguardano questo caso. Questo non è un palco politico."

L'ex-vescovo ha comunque continuato a parlare per denunciare quello che lui chiama "il malvagio e la menzogna" che avrebbe sopraffatto "nel nome di Gesu' Cristo". "In conclusione," Musabyimana ha dichiarato, "Continuero' la mia profonda meditazione e preghiera per tutte le vittime della tragedia ruandese. Prego per tutti i ruadesi imprigionati ed accusati di ogni genere di crimine, in Ruanda, in Belgio, e anche qui in Arusha come in ogni luogo. Dico a tutti loro che in ogni caso, Cristo non ci abbandona, è qui al nostro fianco."

L'ex-vescovo é il secondo uomo di chiesa ad essre arrestato dall'ICTR dopo il pastore Avventista del Settimo Giorno Elizaphan Ntakirutimana, che dirigeva la chiesa di Mugonero nel prefetto di Kibuye, Rwanda dell'ovest.

Fonte: Fondation Hirondelle

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