Sacerdote - criminale?

martedi , 31 luglio 2001

INTERNI Mercoledì 24 Ottobre 2001 - La Stampa

IL SACERDOTE, OSPITE DEL VESCOVO ANTONELLI, E’ SOSPETTATO DI AVER AVUTO UN RUOLO NEL MASSACRO DI DUEMILA TUTSI

 La DEL PONTE a Roma per le indagini sul genocidio in Ruanda 

ROMA Carla DEL PONTE, procuratore del tribunale internazionale dell'Aja, è a Roma per discutere con il governo italiano temi relativi al Kosovo, e alle accuse che riguardano un sacerdote rwandese, don Athanase Seromba, in Italia dal 1998 e coinvolto - secondo alcune fonti - in un episodio del genocidio del 1994. Ieri Carla DEL PONTE ha ricevuto dal presidente del Consiglio la conferma - recita una nota di Palazzo Chigi - dell'immutato impegno nella collaborazione con i tribunali per l'ex Jugoslavia e il Rwanda. Il presidente del Consiglio ha inoltre espresso apprezzamento per il lavoro svolto con tenacia e capacità dal procuratore. Carla DEL PONTE, ha illustrato al presidente del Consiglio l'impegno del tribunale nell'ex Jugoslavia, e ha anche ricordato che l'arresto e la consegna al tribunale dell'Aja dell'ex presidente jugoslavo, Slobodan Milosevic, sono stati certamente eventi importanti ma che occorre proseguire con determinazione per assicurare alla giustizia internazionale tutti gli altri ricercati. Particolarmente delicato appare il caso di don Athanase Seromba, un sacerdote di etnia hutu, nato nel 1963. Nel 1993 Seromba è stato ordinato sacerdote; l’anno seguente avrebbe avuto un ruolo nel massacro di un numero imprecisato di tutsi - fino a duemila, dicono alcuni - in un singolo episodio. Athanase Seromba era in quel periodo parroco, a Nyange. I suoi accusatori sostengono che durante un momento particolarmente intenso degli scontri fra etnie rivali, avrebbe aiutato i responsabili del massacro a guidare centinaia di persone all’interno di una chiesa, che successivamente fu fatta crollare con l’aiuto dei bulldozers, uccidendo chi era all’interno. L’accusa viene da «African Rights», un’organizzazione con base a Londra specializzata in rintracciare criminali di guerra rwandesi; ma che viene anche giudicata piuttosto vicina all’attuale governo di Kigali. African Rights era alla base delle accuse lanciate contro Augustin Misago, vescovo di Gikongoro, ritenuto responsabile di un’implicazione nel genocidio. Misago ha accettato di essere processato nel suo paese, ed è stato completamente prosciolto nel giugno del 2000. Misago, arrestato nel 1999, si era sempre dichiarato innocente. Athanase Seromba vive attualmente a Firenze, ospite della diocesi di cui è vescovo mons. Ennio Antonelli. E’ giunto in Italia nel 1998, accompagnato da una lettera del suo vescovo, ed è stato inviato nella parrocchia di San Mauro, a Signa, il cui titolare è molto anziano, e aveva bisogno di aiuto. Nell’estate scorsa si seppe che il suo nome era in una lista di possibili complici del genocidio, e la parrocchia subì un assalto mediatico. Don Seromba si rifiutò di commentare le notizie giornalistiche che lo riguardavano, e la diocesi gli dette una residenza riservata. Sostiene che non ha ancora ricevuto nessun documento di accusa; ma fa sapere tramite persone di fiducia che al momento in cui accadde il massacro di cui gli si fa carico, era già espatriato in Uganda.[m. tos.]

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