Il libro dei nomi

martedi , 31 luglio 2001

Esodo, il «libro dei nomi» di un Dio innominabile

De Luca Erri - RELIGIONI

Una nuova edizione in quattro lingue del testo biblico corregge le versioni tradizionali e sollecita una diversa intensità di lettura Esodo, il «libro dei nomi» di un Dio innominabile Ebraico, greco, latino e doppio italiano: non si può chiedere niente di più completo all' edizione di un libro della scrittura sacra. Le edizioni San Paolo stampano l' Esodo con il formato ebraico nella pagina destra e accostano nella sinistra la versione greca detta «dei Settanta», la Vulgata lati na di San Girolamo e una traduzione italiana. Il dono più sorprendente e utile sta nel rigo italiano che accompagna parola sotto parola la scrittura ebraica nella maniera più letterale e rigorosa possibile. Chi legge ha l' impressione di tradurre lui stesso dall' ebraico, con il piccolo sforzo in più di dover seguire l' italiano da destra a sinistra in obbedienza alla direzione di marcia del rigo ebraico. Nella nuova corrente di avvicinamento al testo originale dell' Antico Testamento questo primo esperimento di pubblicazione integrata è una conquista. È una forma di umiltà: dare peso a quella madrelingua, attenersi alla più scrupolosa fedeltà a spese della lingua di arrivo, fa riconoscere la distanza a volte spaventosa tra la nuda lettera di quella scrittura e le traduzioni in circolazione. Già noi chiamiamo Esodo, vocabolo di origine greca, un libro che nella sua lingua ha per titolo: «Shmot», nomi. Poi ci accorgiamo di aver cambiato il nome al protagonista, chiamando Dio, nome che ci arriva dal greco, una sigla di quattro lettere, il tetragramma, scritte non per essere pronunciate, ma aggirate. Quelle quattro lettere ebraiche non contengono labiali, né dentali, né liquide perché la bocca, la saliva, la laringe umana non si azzardi alla confidenza di nominare il Nome. Esso è fiato puro. Lo scrupolo di questa edizione è alto al punto di potermi permettere un' obiezione senza per nulla indebolirne il valore. Nel fatidico punto dell' incontro presso il roveto in fiamme nel deserto del Sinai, Mosè chiede a Dio: «Chi sono io, poiché andrò verso Faraone?» (3,2). Di se stesso conosce che è nato in Egitto, unico scampato di una sistematica strage di neonati maschi ebrei, sa di avere ucciso un egiziano e di essere per questo latitante, lontano a svolgere il mestiere di pastore. Ascolta la gigantesca missione a lui affidata, liberare il suo popolo dalla servitù, chiede perciò il più preoccupato dei «Chi sono io?». Dio gli risponde con una promessa: «Sarò (ebraico: ei è) con te» (3,12). Mosè continua a chiedere e stavolta domanda a Dio qual è il suo nome, che dovrà riferire agli ebrei in Egitto. E qui Dio risponde con il suo famoso: «Eiè asher eiè», sarò ciò (o colui) che sarò, (3,14). Ripete due volte il «sarò» di due versi prima. Sorprende allora che in contrasto con il grande scrupolo letterale di questa edizione il primo «eiè» sia puntualmente tradotto con «sarò» e il doppio «eiè» di due versi dopo sia reso con: «Io sono colui che sono». Qui Dio dà per la prima e sola volta un proprio nome di accompagnamento al suo più alto rappresentante in terra. È un' altura della rivelazione. Tradurre: «Io sono colui che sono» è un omaggio alla tradizione, inaugurata dalla versione greca dei Settanta e ribadita d a san Girolamo, ma non è un omaggio alla traduzione e allo spirito di servizio profuso in questa pubblicazione. Fatto è che il passo 3,14 di Esodo/Shmot attraversa una soglia gigantesca e non si esce illesi dal passaggio. Ogni lettore lì è una cellul a dell' orecchio di Mosè e vibra, vacilla e sbanda con lui mentre ascolta la voce del Dio che accetta di farsi nome. Esodo/Shmot è il libro più fitto di miracoli dell' avventura sacra. Dio interviene nella storia umana massicciamente per determinarla : i dieci colpi assestati all' Egitto, più l' undicesimo scattato con la trappola asciutta del Mar Rosso, la doppia consegna della legge a Mosè, la fornitura quotidiana della manna per quarant' anni a una folla di centinaia di migliaia di persone con bestiame annesso: è la vita intera di un popolo messo sotto scorta da Dio stesso. Niente sarà paragonabile a questa intensità di affidamento e di scelta reciproca. La libertà dalla schiavitù egiziana è soltanto una piccola clausola, una condizione d i partenza per affrontare l' immensa alleanza stipulata a nome dell' umanità in mezzo all' inospitale solitudine dei deserti. Capisco la scelta editoriale di iniziare da questo libro, secondo nell' ordine del canone, non da Genesi/Bereshìt. Perché qui il materiale umano viene processato al massimo grado d' incandescenza, di collera e di amore di Dio, per indurlo a perfezione. Siamo soltanto gli ultimi lettori di una scrittura colossale. Ognuno di noi aggiunge la sua illeggibile nota in margine alla pagina che le generazioni si tramandano per sacra. Erri De Luca Il libro: «Esodo», Edizioni San Pao lo, pagine 280, lire 48.000

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