Gesu' al rogo?

1577: "SE GESÙ TORNASSE, IL S. UFFIZIO LO MANDEREBBE AL ROGO". L'VIII VOLUME DELLA STORIA DEL CRISTIANESIMO

ROMA-ADISTA. Un secolo (1530-1630) caratterizzato dalle contrapposte "Confessioni di fede" cattoliche e protestanti che hanno dominato la Riforma e la Controriforma è il tema dell'ottavo volume della Storia del Cristianesimo, appena edito da Borla e Città Nuova, nell'ambito della monumentale opera in quattordici volumi che vuole offrire anche al pubblico italiano una panoramica ampia, densa, articolata di un tema che non può non accostare chi voglia conoscere, in tutto il suo complesso intreccio, il percorso religioso, politico e culturale dell'Europa e, per certi aspetti, del mondo intero.
"Il tempo delle confessioni" è il titolo dell'ottavo volume della serie, a cura di Marc Venard e, per l'edizione italiana, a cura di Luigi Mezzadri. L'intera serie, pubblicata in Francia a partire dagli anni Novanta da Desclée-Fayard, sotto la direzione di Jean-Marie Mayeur, Charles (H) e Luce Pietri, André Vauchez e Marc Venard, in Italia è ora edita a cura di Giuseppe Alberigo.
Il titolo dell'ottavo volume vuole mettere in evidenza l'importanza che ebbero, nel secolo XVI e agli albori di quello successivo, le "confessioni di fede", cioè le "bandiere" che segnavano le "battaglie" teologiche e politiche B ma talora anche propriamente militari e guerresche - dei cristiani ormai raccolti in Chiese contrapposte. Nella presentazione dell'edizione italiana Mezzadri (docente alla Facoltà di Storia della Chiesa della Pontificia Università Gregoriana di Roma) spiega perché Venard (professore di Storia moderna nell'Università di Parigi X - Nanterre) non abbia scelto, come poteva sembrare ovvio, il 1517 ma, appunto, il 1530 come "spartiacque" da cui far partire la storia del Cristianesimo in quel secolo e nei primi decenni del XVII secolo.
Nel 1517, ricorda Mezzadri, Martin Lutero esprime pubblicamente la sua "protesta" con la diffusione delle 95 tesi in cui contestava tanti aspetti del potere papale e della Chiesa romana. Per tale ragione, di solito si fa partire da quell'anno la Riforma protestante. Tuttavia, nota lo storico, a quel tempo, ed anche per alcuni anni successivi, Lutero non aveva compiutamente elaborato la sua teologia. La vera scelta, sostiene Mezzadri, avviene nel 1530, quando con la Confessione di Augusta i luterani esprimono un "corpus" di riferimento teologico programmatico che rimarrà un punto di non ritorno nella opposizione al papato. E mentre la Chiesa romana condenserà poi nel Concilio di Trento (1545-63) la sua Confessione, luterani, riformati, zwingliani ed altri gruppi "protestanti" esprimeranno via via la loro fede in altrettante Confessioni.
Se le Confessioni di fede sono come un prisma da cui guardare il Cristianesimo, queste ovviamente non esauriscono il dibattito teologico, il rapporto Stato-Chiesa, le problematiche culturali e scientifiche che caratterizzano il periodo esaminato.
Oltre ad approfondire i temi storici e teologici di fondo, il volume è ricco anche di pennellate di colore che spesso, da sole, illustrano una situazione meglio di molte riflessioni accademiche. Così si apprende che il grande teologo spagnolo Melchior Cano, avversario della Compagnia di Gesù, arrivava a domandarsi se i gesuiti non fossero per caso gli "annunziatori dell'Anticristo". Da parte sua, criticando i metodi della Santa Inquisizione, il gesuita Juan Plaza, padre visitatore del suo Ordine in Perù dichiarava nel 1577: "Il Sant'Uffizio porta avanti i suoi affari con tale rigore che se Gesù Cristo Nostro Signore tornasse sulla terra lo si condannerebbe al rogo". Affermazioni sulla quale dovrebbero forse riflettere gli apologeti cattolici dei nostri giorni che, per difendere certi comportamenti della gerarchia romana nei secoli passati, affermano che "a quei tempi" tutti ritenevano ovvio e legittimo l'operato dell'Inquisizione.
Il volume curato da Venard, insomma, non tocca solo questioni squisitamente teologiche, ma spazia anche su temi - la stregoneria, le devozioni popolari, l'Inquisizione, il processo a Galileo Galilei, i rapporti Bibbia-scienza, il "tipo" di parroco e di pastore che di fatto si impone nella prassi, il "nicodemismo" italiano (quei cattolici che, pur continuando formalmente a far parte della Chiesa romana, di fatto nel loro cuore speravano nella Riforma) - che aiutano a capire il quadro reale, ed anche le fatiche quotidiane, in cui si inseriscono le vicende dei cristiani dal 1530 al 1630.
Pur dando grande peso all'Europa (qui, allora, si svolse il grande scontro tra le Chiese), il volume offre ampli scorci ed indagini sul Cristianesimo nell'America Latina appena "scoperta", in Africa, in India, Cina e Giappone. E questa apertura al mondo intero, e ai rapporti fortunati o rovinosi che il Cristianesimo intrecciò con gli altri Continenti, è pregio non ultimo dell'ottavo volume della Storia del Cristianesimo di Borla e Città nuova.

  

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