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27 giugno 2003

Non lasciate che i bambini...

C'era una volta un prete, a Santiago del Cile, che toccava il seno alle allieve, per insegnar loro il segno della croce. Una sentenza rivoluzionaria ha condannato l'Arcivescovado per i reati del suo prete pedofilo. La Chiesa rischia di finire sepolta dai propri peccati?

di Edoardo «Tux» Zorzetti

Santiago del Cile. Il caso è di quelli, purtroppo, frequenti di pedofilia a opera di un sacerdote. Con le dinamiche solite di anni di silenzio, di crepe che si aprono nella comunità, di denuncia e indignazione. Concluse spesso col silenzio e l’insabbiamento.

La storia di padre Andres Aguirre Ovalla da Santiago del Cile inizia a metà degli anni Ottanta quando insegna in un collegio cattolico della città e mette in atto i suoi particolarissimi metodi di insegnamento; famoso quello di toccare il seno alle giovanissime allieve per insegnare loro a fare il segno della croce.

Inizia allora una storia di violenze e stupri ai danni di ragazze dodicenni, finché nel 1994 non mette incinta una ragazzina di Colon Oriente e il muro di paure e di omertà che lo aveva protetto, rischia di sgretolarsi, in seguito alla denuncia della famiglia della vittima che, però, non giunge davanti a un ufficiale di polizia, ma sulla scrivania dell’arcivescovo Oviedo Cavada. Breve accertamento dei fatti e il prete viene duramente punito dalle autorità religiose con una serie di viaggi da compiersi tra Spagna e Honduras; nel 1997 il ritorno ufficiale a Santiago come pastore di anime.

Solo nell'ottobre dello scorso anno Aguirre Ovalla viene arrestato all'aeroporto, di ritorno da uno dei viaggi effettuati per conto della Diocesi. Ieri la sentenza: 12 anni di condanna inflitti al sacerdote dalla giudice Rosa Maria Pinto che, con una sentenza assolutamente rivoluzionaria, ha ritenuto responsabile dei fatti anche l’Arcivescovado di Santiago che dovrà sborsare 50 milioni di pesos (circa 110 mila euro) per indennizzare le vittime.

La giudice, che tiene a sottolineare il suo essere cattolica praticante, ha motivato la sentenza col fatto che «l'imputato ha commesso i propri reati nell'ambito dell'incarico a lui conferito dalle proprie autorità in una sede ufficiale della Chiesa».

 

 


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