Frati e bambini in custodia

Bambino violentato dai frati

(Tratto da www.ilnuovo.it)

Il piccolo, di Roma, veniva accompagnato dal padre al centro antiabortista "Armata Bianca" dell'Aquila. Le conferme dall'incidente probatorio. Il centro di padre D'Ascanio sotto inchiesta anche per truffa.

 

ROMA-Il bambino accusava forti dolori, sempre più spesso. Ha tre anni e, come hanno appurato i medici, l'ano lesionato. Suo padre lo accompagnava frequentemente al centro antiabortista "Armata Bianca" dell'Aquila. Lo lasciava in compagnia dei frati che, insieme ad altri bambini, si riunivano nella chiesetta del centro per pregare. O, così, almeno dicevano di fare. Sono serviti mesi di indagine, di studio dei disegni del bambino, di aiuto psicologico per arrivare a scoprire che, in quella cappella, non si pregava e basta. La preghiera, semmai, veniva rivolta dai frati ai bambini ai termini delle "funzioni": "Non dite niente a casa di quello che abbiamo fatto".

La conferma degli abusi sessuali sul bambino romano è arrivata nel corso di un incidente probatorio, avvenuto davanti al Gip del tribunale dell'Aquila, Ginasaverio Cappa, nell'ambito dell'inchiesta aperta dalla procura aquilana che ha messo sotto inchiesta nove persone, tra le quali padre Andrea D'Ascanio, il frate cappuccino fondatore di "Armata Bianca", con le accuse di associazione per delinquere finalizzata agli abusi sessuali e alla truffa ai danni di enti pubblici e privati. Le violenze, come ha reso noto l'avvocato Coratella che tutela il piccolo, sono state certificate dai periti. Violenze sessuali, fisiche e psicologiche. Tra gli indagati c'è anche il padre del bambino, accusato di connivenza. Era lui ad accompagnare il figlioletto dai frati cappuccini. E i disegni del bambino confermerebbero che le violenze sono state subìte proprio nella chiesetta dell'Armata Bianca. In sacrestia, secondo quanto emerso, sarebbero stati compiuti anche atti di esorcismo.

Nei prossimi giorni i magistrati dovrebbero emettere gli avvisi di conclusione delle indagini. Ma dopo numerose inchieste su plagio e truffa (anche allo Stato, in quanto sarebbero stati portati capitali all'estero per evadere le tasse), l'assemblea nazionale del Centro di aiuto alla vita ha decretato la chiusura dell'Armata Bianca aquilana perché non avrebbe realmente aiutato le donne incinte e non avrebbe nemmeno partecipato all'attività di congressi e riunioni del movimento. Un movimento che ha fatto della battaglia antiabortista il proprio cavallo di battaglia ma che vede, da 10 anni, un neo nella struttura aquilana.

(7 LUGLIO 2001; ORE 12:39)

 

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